In una sala gremita del palazzo della Cultura, Salvatore Iannarelli (pres. di We Love Potenza) ha ringraziato tutte le istituzioni presenti, fra il pubblico ed i relatori, dicendosi contento per aver portato a conclusione l’idea di organizzare un evento legato al depuratore, già in cantiere da qualche anno. Ha poi sottolineato l’importanza del confronto fra settori pubblico e privato in chiave di lotta allo spopolamento e progettazione condivisa, investendo sui giovani e sul senso di comunità per parlare di futuro anche in un’ottica di chiara sostenibilità sociale.
In seguito Enzo Fierro, operatore culturale e fondatore/PastPresident di We Love Potenza, ha introdotto i lavori della serata, partendo dalle antiche origini dell’impianto nostrano. Fierro ha poi sottolineato come il messaggio che sembra provenire dal passato, da quel che resta del depuratore, e che arriva fino ai nostri giorni, riguarda il trattamento, la trasformazione e la depurazione delle acque, ovvero con un processo che è capace di servirsi degli scarti per produrre nutrimento per la terra, generare energia dai rifiuti, preservare e tutelare le acque del fiume. L’invito del Past president concerne quindi la creazione di un’area pilota che coinvolga tutti gli stakeholder della zona interessata in un clima di alta cooperazione e collaborazione.
Il professore Salvatore Masi (Dipartimento di Ingegneria – Unibas) ha inaugurato la serie di interventi previsti, presentando una relazione dall’alto valore tecnico e storico, utile per sottolineare come il depuratore, primo in Italia nel suo genere, rendesse Potenza una città all’avanguardia per l’epoca, addirittura più tecnologicamente progredita, in ambito di trattamento delle acque luride, rispetto a centri popolosi quali Napoli e Milano. Affermando che il razionalismo sia la cifra stilistica della dignità architettonica dell’impianto, ha suggerito opere di valorizzazione ispirate ai grandi esempi di musei industriali già esistenti nel mondo, come quelli di Gliwice, in Polonia, o Praga.
L’ingegnere Salvatore Gravino, in rappresentanza di Acquedotto Lucano, ha commentato l’elevata tecnologia presente all’interno dei locali dello storico depuratore e l’importanza cruciale che ha rivestito nel tempo, anche nel contenere le spese cittadine. Ha notato, inoltre, importanti somiglianze estetiche e dal punto di vista urbanistico fra il sito e palazzi coevi di Napoli e Roma. L’ingegnere si è poi soffermato sulla tematica del riutilizzo energetico e del recupero del gas, centrale soprattutto in questo periodo.